Metal Work

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Restauro del "Bravo" e de "La ragazza che cuce"

MUSEI BRESCIANI - PINACOTECA TOSIO MARTINENGO

Il quarto compleanno della riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo è stato celebrato con importanti novità.

La riapertura della Pinacoteca è stata resa possibile anche grazie al supporto finanziario del Gruppo Metal Work e al dono alla comunità del restauro, tramite lo strumento dell'Art Bonus, dei due nuovi dipinti che sono oggi parte delle nuove sale del Settecento: il Bravo di Giacomo Ceruti e La ragazza che cuce di Antonio Cifrondi.

"Il sostegno a Brescia Musei è per noi motivo di orgoglio e soddisfazione in quanto riteniamo fondamentale promuovere e valorizzare il patrimonio artistico e culturale del nostro territorio. Siamo presenti in 27 paesi nel mondo con le nostre società, ma rimaniamo fortemente legati alle nostre origini e alle nostre radici, coscienti che la storia e la tradizione artistica del nostro Paese siano caratteristiche positive fondamentali in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso.
Brescia Musei rappresenta una grande opportunità di immagine che cogliamo con grande entusiasmo contribuendo a valorizzare sempre di più il patrimonio culturale della nostra città."

Daniele Marconi, amministratore delegato Gruppo Metal Work

Giacomo Ceruti - Bravo, 1725 circa

Il quadro va inserito all'inizio della fase bresciana di Giacomo Ceruti. L'attenta restituzione fisionomica - l'acconciatura scapigliata, i baffi folti e stropicciati e le grinze della pelle - si coniuga con la penetrante caratterizzazione psicologica, che segna così tanto l'immagine da suggerire di riconoscervi un ritratto.
Un'iscrizione a tergo (ora occultata ma documentata da una trascrizione) suggerisce che il dipinto raffiguri uno dei bravi (o "bulli") che ancora nel Settecento erano numerosi al servizio delle famiglie nobili bresciane. Dalla stessa iscrizione sembra inoltre di poter ricavare che il quadro sia passato in almeno due case della città. 
La figura è inserita in un ovale che simula una finestra aperta sul fondo di cielo: qui le nuvole rosate creano forti contrasti, con effetti di illusionismo non estranei a certa tradizione lombarda.
 

Antonio Cifrondi - La ragazza che cuce, 1720-1725 circa

Proveniente dalla collezione Vitale Bondini, l'opera entrò a far parte delle collezioni della Pinacoteca Tosio Martinengo nel 1935, dopo essere stata esposta alla mostra "La pittura a Brescia nel Seicento e Settecento" insieme al Mugnaio e a due figure di vecchi, un uomo e una donna. I quattro dipinti furono considerati in quell'occasione un'unica serie, poeticamente denominata "La famiglia del mugnaio". Tra di essi, la Ragazza che cuce presenta stringenti affinità con il Mugnaio, con il quale condivide la gamma cromatica, calda e bagnata di candida luce, e l'atmosfera trasognata e silente. Il tema della donna che cuce rappresenta una delle iconografie più frequentate della pittura di Cifrondi, che lo affrontò più volte nella sua carriera: a oggi se ne conoscono altre due redazioni caratterizzate dall'impaginazione della figura di tre quarti, in un ambiente domestico dove si apre una finestra, nonché dalla presenza di una gallina ai piedi della protagonista. Rispetto a queste, l'esemplare della Tosio Martinengo sembra essere il prototipo, come attesta la sua qualità smagliante.

Rispetto alle precedenti interpretazioni del tema dei lavori femminili, Cifrondi non sceglie la scena corale, ma si concentra invece su un'unica figura. Il tono naturalistico e l'attenzione alla psicologia del personaggio, apprezzabile nella calma concentrazione con cui la giovane studia il punto dove immergere la gugliata del filo, sconsigliano di leggere nella tela un intento allegorico, chiaramente presente invece in altre interpretazioni di analoghi soggetti e leggibile come un'allusione al senso della vista. Cifrondi sembra invece evitare ogni sovrasenso e richiamare l'attenzione sul significato più profondo rivelato dal gesto e dall'atmosfera in cui si svolge l'attività della fanciulla: una quiete e una pace rischiarata dal lavoro, che conferisce dignità e serenità alla persona e al suo agire.

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